VALUTAZIONE DEI RISCHI AMBIENTALI E PREVENZIONE DEL RISCHIO
“Chi inquina paga, paga chi inquina”; questo è uno dei principali fondamenti della normativa comunitaria e nazionale relativamente alla gestione di fattispecie dannose per le matrici ambientali.
Come ribadito recentemente dalla sentenza n. 3077 del 2023 dalla Corte di cassazione, a Sezioni Unite, il soggetto responsabile, per colpa o per dolo, sarà obbligato in solido rispetto ai danni causati all’ambiente.
Quanto sopra è conoscenza comune per tutti gli addetti del settore ambientale e tutti gli studi di consulenza; sfortunatamente, lo stesso non si può dire per i conduttori di impianti produttivi e di attività in generale che possono essere fonte di danno per l’ecosistema.
Generalmente, si è portati ad avere un approccio passivo rispetto alla criticità invece di tenere un atteggiamento preventivo volto a contrastare le potenziali forme di rischio.
La storia del risk management risale fino agli inizi del 1900 fino ad arrivare alla data odierna dove si possono apprezzare sempre più strumenti tecnici di prevenzione e di mitigazione del rischio oltre a prodotti per il trasferimento del rischio. Allo stesso modo non fa eccezione l’environmental risk management, disciplina nata di recente al fine di identificare, prevenire e contrastare tutti quei rischi ambientali derivanti dall’attività aziendale ed umana in generale.
Qualsiasi sia il framework scelto e indipendentemente dal tipo di ambito, la disciplina di gestione del rischio si basa su dei pilastri fondamentali, primo tra tutti l’identificazione del rischio.
Identificare i rischi è il primo passaggio necessario per comprendere tutte le misure di mitigazione necessarie e compiere opportune scelte gestionali al fine ottimizzare i processi aziendali guidando la propria organizzazione in maniera risk driven. Il rischio non è un qualcosa da evitare, ma piuttosto un’occasione da analizzare al fine di compiere la migliore scelta possibile per l’Ente.
Nell’identificazione del rischio, sarà necessario inserire anche tutte quelle condizioni “what if” ossia cosa potrebbe accadere nel caso in cui si verifichi una condizione anomala. A titolo di esempio, a livello ambientale, l’essere in possesso di una cisterna di carburante nella propria azienda non è direttamente un rischio per l’ambiente, ma potrebbe nel momento in cui (what if) la struttura della stessa ceda disperdendo, così, il carburante contenuto.
A seguito di questo ragionamento, sarà necessario valutare con una matrice di probabilità e danno un indice di rischio sulla base del quale si dovranno fare opportune riflessioni: tornando all’esempio della cisterna, il cedimento della struttura è un evento improbabile ma non impossibile, come dimostrano diversi accadimenti nel corso degli anni. Nonostante la bassa probabilità, il danno derivante da migliaia di litri di carburante dispersi apporterebbe per certo un’alterazione rilevante alle matrici ambientali, motivo per il quale non si potrà ignorare la possibilità di accadimento di questo evento.
Stabilita l’importanza del potenziale rischio, sarà poi necessario attuare tutte quelle misure correttive per la mitigazione dello stesso.
A titolo di esempio, la nostra cisterna dovrà essere ispezionata periodicamente, soggetta a prove di tenuta e a tutte quelle manutenzioni che ne prolungheranno il ciclo di vita prevenendo eventuali anomalie.
Ulteriore passaggio di mitigazione del rischio potenziale sarà quello di attuare azioni e strumenti di prevenzione nel caso in cui l’evento critico, nonostante tutte le misure di precauzione esposte sopra, si sia comunque verificato. Un’ottima misura di contrasto della criticità, in questo caso, potrebbe essere quella di adozione di opportuni bacini di contenimento nel caso di serbatoi fuori terra e di stipula di contratti di pronto intervento con aziende specializzate in modo da limitare al minimo i danni e neutralizzare prontamente la fonte del danno.
In modo residuale, a protezione dell’Ente, sarà necessario stipulare anche opportune polizze RC inquinamento, utili nel caso in cui ogni altra misura preventiva abbia fallito e si sia realizzato un evento dannoso per le matrici ambientali; grazie a queste forme di assicurazione, l’organizzazione potrà avere a disposizione opportuni fondi per ripristinare l’ambiente prima dell’evento critico.
Risulta superfluo dire che, a compendio di quanto sopra, sarà necessario promuovere un’opportuna cultura aziendale, dalla Direzione Generale a tutti gli operatori, al fine di collaborare alla prevenzione di fattispecie critiche ambientali.
Formazione, procedure aziendali e convenzioni con professionisti del settore sono la base per una efficace salvaguardia delle matrici sensibili.
Per un’efficace organizzazione aziendale, ci vengono in aiuto gli standard di gestione secondo le norme UNI EN ISO 14001 – sistemi di gestione ambientale e UNI ISO 31000 – risk management.
La valutazione di tutti gli aspetti di rilevanza ambientale e la relativa formazione del personale è il primo punto di partenza per una gestione virtuosa.
Tuttavia, nel corso degli anni si sono sviluppate prassi maggiormente specifiche: è pregevole di menzione la linea guida UNI/PdR 107:2021 – ambiente protetto; la stessa contiene tutte le opportune indicazioni per la valutazione dei rischi ambientali e la relativa prevenzione e mitigazione.
Anche in questa linea guida, risulta una parte preponderante la formazione del personale a tutti i livelli, poiché non si può parlare di prevenzione a livello aziendale senza parlare di stakeholders engagement, diffondendo la cultura a tutti i livelli.
Altrettanto importante, sarà avere l’assistenza da parte di aziende di consulenza e di pronto intervento al fine di introdurre tutte quelle misure tecniche che vadano a contrastare efficacemente l’evento critico.
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