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La caratterizzazione e classificazione efficace dei rifiuti

Pubblicato da Andrea Zaccagnini
La caratterizzazione e classificazione efficace dei rifiuti

L’anno 2021 ha sancito l’entrata in vigore della delibera delle linee guida SNPA 105/2021.

Questo importante documento ha portato un po' di chiarezza agli utenti coinvolti nella produzione dei rifiuti, i quali si trovano ad avere l’onere di caratterizzare e classificare quanto destinato a recupero o a smaltimento.

Troppo spesso in passato si cercava di ribaltare questo compito verso il laboratorio incaricato, tramite la commissione di analisi senza entrare nel dettaglio del ciclo di produzione.

Altresì, la famosa domanda rivolta al trasportatore/impianto: con che codice si porta via questo rifiuto!?
La merceologia del materiale non è il primo aspetto da valutare quando si parla di rifiuti: a monte di tutta la procedura, è necessario indentificare correttamente il ciclo produttivo.

Per una corretta classificazione, anzitutto è opportuno comprendere la struttura dei codici: gli stessi vanno letti a due cifre per volta; le prime due cifre saranno il capitolo di riferimento, le seconde due saranno riferite al sotto –  capitolo e le cifre finale saranno riferite al rifiuto in specifico. I rifiuti che terminano con le cifre .99 rappresentano i rifiuti fuori specifica, di un determinato ciclo produttivo, da utilizzare unicamente in maniera residuale.

L’Elenco Europeo dei Rifiuti – EER è composto da 20 capitoli, i quali identificano la fonte della produzione che ha generato il materiale da smaltire. È necessario, anzitutto, provvedere a individuare il capitolo più idoneo, da 1 a 12 e da 17 a 20; a titolo di esempio i rifiuti provenienti dalla costruzione e demolizione apparterranno al capitolo 17.

Il 13, 14 e 15 sono riservati per determinate categorie merceologiche, rispettivamente olii, solventi ed imballaggi; un’azienda di costruzione e demolizione che produce imballaggi, nonostante appartenga al capitolo 17, dovrà utilizzare le voci al 15.

Qualora il processo non ricadesse nei capitoli già menzionati si dovrà utilizzare il capitolo 16 – “rifiuti non specificati altrimenti nell’elenco”; quest’ultimo conterrà i codici di rifiuti relativi ad officine meccaniche, carrozzerie, veicoli fuori uso, gas, estintori, batterie, esplosivi ecc. oltre che rifiuti fuori specifica non rinvenibili in tutto il resto dell’elenco.


Avremmo diverse tipologie di rifiuto:

  • Rifiuto cosiddetto a specchio
  • Rifiuto non pericoloso
  • Rifiuto pericoloso


Il rifiuto pericoloso ed il rifiuto a specchio dovranno essere caratterizzati al fine di determinare le caratteristiche di pericolo le quali, secondo il regolamento europeo 1357/2014, sono:

  • HP 1 “Esplosivo”: rifiuto che può, per reazione chimica, sviluppare gas a una temperatura, una pressione e una velocità tali da causare danni nell'area circostante. Sono inclusi i rifiuti pirotecnici, i rifiuti di perossidi organici esplosivi e i rifiuti autoreattivi esplosivi.
  • HP 2 “Comburente”: rifiuto capace, in genere per apporto di ossigeno, di provocare o favorire la combustione di altre materie.
  • HP 3: “Infiammabile”
  • HP 4 “Irritante — Irritazione cutanea e lesioni oculari”: rifiuto la cui applicazione può provocare irritazione cutanea o lesioni oculari.
  • HP 5 “Tossicità specifica per organi bersaglio (STOT)/Tossicità in caso di aspirazione”: rifiuto che può causare tossicità specifica per organi bersaglio con un'esposizione singola o ripetuta, oppure può provocare effetti tossici acuti in seguito all'aspirazione.
  • HP 6 “Tossicità acuta”: rifiuto che può provocare effetti tossici acuti in seguito alla somministrazione per via orale o cutanea, o in seguito all'esposizione per inalazione.
  • HP 7 “Cancerogeno”: rifiuto che causa il cancro o ne aumenta l'incidenza.
  • HP 8 “Corrosivo”: rifiuto la cui applicazione può provocare corrosione cutanea.
  • HP 9 “Infettivo”: rifiuto contenente microrganismi vitali o loro tossine che sono cause note, o a ragion veduta ritenuti tali, di malattie nell'uomo o in altri organismi viventi.
  • HP 10 “Tossico per la riproduzione”: rifiuto che ha effetti nocivi sulla funzione sessuale e sulla fertilità degli uomini e delle donne adulti, nonché sullo sviluppo della progenie.
  • HP 11 “Mutageno”: rifiuto che può causare una mutazione, ossia una variazione permanente della quantità o della struttura del materiale genetico di una cellula.
  • HP 12 “Liberazione di gas a tossicità acuta”: rifiuto che libera gas a tossicità acuta (Acute Tox. 1, 2 o 3) a contatto con l'acqua o con un acido.
  • HP 13 “Sensibilizzante”: rifiuto che contiene una o più sostanze note per essere all'origine di effetti di sensibilizzazione per la pelle o gli organi respiratori.
  • HP 14 “Ecotossico”: rifiuto che presenta o può presentare rischi immediati o differiti per uno o più comparti ambientali.
  • HP 15 “Rifiuto che non possiede direttamente una delle caratteristiche di pericolo summenzionate ma può manifestarla successivamente”.

Le caratteristiche di pericolo possono essere ricavate tramite analisi chimiche o tramite processo di ricostruzione tecnico – giuridico.

Le analisi chimiche consentono di ricercare determinati sostanze all’interno del rifiuto.

La ricostruzione delle caratteristiche di pericolo può essere fatta tramite l’utilizzo delle schede di sicurezza dei prodotti che compongono il rifiuto: su di esse, secondo il regolamento CLP, si potranno ricavare le frasi di pericolo che verranno utilizzate per traslare le stesse secondo la normativa rifiuti.

Le linee guida SNPA 105/2021 forniscono un utile strumento per la conversione delle caratteristiche di pericolo dal regolamento CLP alla corrispondenza con la normativa rifiuti.

In ogni caso, è opportuno ricorrere a dei tecnici esperti al fine di non sbagliare nella gestione ambientale.

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